Il disagio psicologico che spesso spinge a cercare un aiuto esterno, mette l’individuo di fronte ai propri limiti. Il percorso terapeutico di auto-conoscenza, svela, tra le altre cose, i condizionamenti automatici che ognuno di noi mette in atto e quanto questi possano essere causa del nostro malessere. Sono, proprio i condizionamenti a bloccare la nostra evoluzione verso un percorso di crescita e quindi di benessere.

Tutti siamo immersi in una cultura che vede la crescita e l’evoluzione individuale, strettamente connessi alle proprie emozioni, ai propri sentimenti ed gli stati d’animo. Questa convinzione di base determina una forte influenza degli stati emotivi, sul nostro percorso di trasformazione. Tale influenza non permette di raggiungere una dimensione che sia scevra e libera da condizionamenti. La via verso la completezza e la crescita interiore non può prescindere dal disconnettere, sentimenti e stati d’animo dal mondo esterno, per raggiungere una dimensione altra, libera e al di sopra degli eventi, ovvero per poter finalmente raggiungere una dimensione spirituale.

Nel nostro percorso di crescita, abbiamo erroneamente imparato ad attivarci verso l’esterno, per la ricerca della felicità. Ci votiamo continuamente a qualcosa al di fuori di noi, qualcosa attraverso cui nutrirci per poterci sentire amati e degni di approvazione. Tutto questo nel vano tentativo di colmare il vuoto che sentiamo dentro.

Il meccanismo che porta a questo è legato all’automatismo del carattere. Il carattere è un adattamento al mondo. Esso si struttura come forma di difesa e di protezione a partire da emozioni antiche che hanno come oggetto i legami primari. Se diamo per buono il concetto che il carattere è un adattamento che parte dalla paura primaria, è facile intuire come questa struttura difensiva diventi una gabbia che non concede margini di libertà.

Questa gabbia ci porta inevitabilmente a cercare all’esterno l’amore, ad esempio, perché non ci percepiamo come individui degni d’amore. Ci adoperiamo per trovare l’approvazione negli altri perché in fondo non ci accettiamo. Ma il carattere, per fortuna, è un processo, non una struttura, quindi in quanto tale è modificabile.

Il carattere è un processo

La struttura difensiva, che si organizza nel tempo in un automatismo che poi siamo abituati a chiamare carattere, di fatto non è una struttura ma un processo in continuo movimento, immerso costantemente nel flusso della vita. La forma di struttura rigida che esso assume è solo la conseguenza del blocco e della cristallizzazione delle emozioni e degli automatismi acquisiti nel tempo.

Il percorso di crescita e di trasformazione che può farci uscire dall’automatismo del carattere come struttura rigida, per percepirlo finalmente nella sua natura fluida di processo, consiste nella possibilità che possiamo concedere a noi stessi, di rimetterci sulla via dell’Anima. Tale sentiero, misterioso quanto affascinante, è il percorso che ci conduce alla via illuminata, dove poter trovare dentro di noi ciò che siamo soliti cercare fuori. Il viaggio verso l’Anima è un viaggio che permette di scoprire, in modo nuovo ed autentico, le nostre ambizioni, il nostro progetto “spirituale”. In questo caso la ricerca interiore non è solo un punto di partenza, ma un inizio, si potrebbe anche dire un’ iniziazione, ovvero, un nuovo percorso esistenziale alla ricerca del “sé autentico”, della nostra parte Anima. Un viaggio che rappresenti l’anello di congiunzione tra la soggettività e la trascendenza, un vero e proprio impulso all’evoluzione e alla rinascita spirituale.

Emozioni incondizionate

Si parte dal presupposto che l’essere umano nasca in uno stato di purezza originaria, come un foglio bianco, e che sia, nel corso del tempo, appesantito e irrigidito dalle esperienze che costellano la vita materiale e percettiva.

Queste esperienze, via via, ci fanno scindere lo status originario di esseri solo di forma spirituale in quello attuale di esseri solo di forma materiale. E’ come se si perdesse la possibilità di integrare entrambe le forme in una prospettiva di completezza e di armonia. Il legare le nostre emozioni solo alla forma materiale, ci fa perdere la nostra parte spirituale. Con la nascita e con i primi istanti di vita, non appena siamo nel mondo in forma anche materiale, cala una cecità che impedisce di cogliere appieno e con chiarezza il senso della nostra vita: chi siamo e quale sia effettivamente la nostra dimensione spirituale. Siamo totalmente immersi nella materia, essa ci distrae e ci confonde nella sua parziale ed illusoria rappresentazione della realtà.

La difficoltà maggiore è data dall’assurda convinzione, strettamente legata anche alla cultura in cui siamo immersi, soprattutto quella occidentale, che siano le circostanze esterne a determinare le nostre emozioni. In questa ottica viene attribuito ad esse una certa oggettività che di fatto non hanno. Dagli studi condotti in questi ultimi anni, emerge sempre di più, che non è la circostanza a creare l’emozione, ma che essa esista già dentro di noi e agganciandosi ad una situazione esterna, trovi il modo di affiorare dal nostro inconscio, dove tempo prima, per difesa, è stata cristallizzata.

Fino a quando saremo all’interno di questa logica, fino a quando assoceremo i nostri stati d’animo agli eventi esterni, saremo schiavi dalle nostre emozioni, incastrati in una coazione a ripetere ogni qual volta un evento esterno le riattivi.

Quando il carico emotivo viene liberato dall’incastro in cui è, le emozioni stesse cambiano radicalmente. In questo processo di trasformazione, non siamo privi di emozioni anche spiacevoli, anzi, ma siamo in grado di viverle in una dimensione più ampia che permette di assumercene la responsabilità, fino in fondo.

Fino a quando le emozioni saranno influenzate dalle nostre convinzioni negative e dai nostri processi cognitivi, non potranno che essere emozioni condizionate, classificate secondo un’accezione di valore, positive o negative. Quando andiamo al di là del pensiero e delle sue trappole, raggiungendo un’estensione più elevata verso la spiritualità, prendiamo contatto con una dimensione senza giudizio, dov’è possibile sperimentare emozioni incondizionate.

Si potrebbe dire che il viaggio verso l’Anima, rappresenti un vero e proprio percorso di trasformazione. Tale percorso permette di passare da una dimensione di torpore esistenziale, dove siamo incastrati nelle nostre emozioni legate solo agli eventi esterni, ad una più spirituale, che risveglia e permette di uscire dalla inconsapevolezza della conoscenza di sé.   Questo non può che essere un cammino strettamente individuale e volontario di liberazione, un passaggio che conduce dal buio di una realtà solo materiale alla luce di una realtà integrata con la spiritualità. Un viaggio di conoscenza che smonta la visione attraverso cui abbiamo percepito e filtrato il mondo, per permetterci l’accesso a un diverso e più elevato livello di realtà.

Quello che raggiungiamo, attraverso il contatto con la nostra parte Anima è l’emozione incondizionata. Ovvero uno stato d’animo non più soggiogato a condizioni esterne ma uno stato permanente, in quanto non legato ad eventi o al mutare di una realtà esterna.

Entrare in contatto con la nostra Anima, significa permettere a noi stessi di decidere cosa provare. Non siamo più passivamente manipolabili dai meccanismi del Corpo Emotivo, ma siamo in grado di riprendere in mano la nostra libertà.

Consapevolezza e responsabilità

Di cosa è fatto il percorso che conduce all’Anima e alle emozioni incondizionate?

Fondamentalmente due sono le chiavi per affrontare il viaggio, una è la consapevolezza e l’altra è la responsabilità.

La consapevolezza si raggiunge attraverso l’allenamento all’osservazione delle proprie emozioni. Entrare in contatto con esse senza giudizio, né tensione, né con l’obiettivo di reprimerle ma, anzi, accogliendole nel vuoto fertile, permette di farle fluire, avviando un processo di trasformazione che evita il blocco e l’irrigidimento. La gabbia interna è costruita dai nostri blocchi emotivi, meno accogliamo un’emozione più la nostra struttura difensiva, costruita nel tempo ed ormai disfunzionale, si manterrà intatta ed inespugnabile.

L’altro concetto fondamentale è quello di respons-abilità intesa come “abilità nel rispondere” agli eventi della vita non in maniera meccanica, con l’automatismo appreso, ma sviluppando nuove forme di risposta creativa e funzionale al qui ed ora. Una risposta nuova, scevra dal meccanismo automatico dettato delle paure e dai blocchi emotivi.

Consapevolezza e responsabilità sono gli elementi che ci ridonano la libertà, dove per libertà si intende un autentico contatto con noi stessi e con la nostra parte spirituale.

Se il viaggio verso la spiritualità ha come obiettivo una fluidità e una comunicazione tra i diversi livelli di coscienza, allora possiamo affermare, in questa visione, che ogni malattia è un’inibizione al fluire spontaneo dell’Anima.

Quando si percorre la via che ci conduce al contatto con la nostra spiritualità, non siamo più incastrati ed angosciati dal pensiero di rifiutare i problemi e di bloccare le emozioni. Quello che accade, spontaneamente, è che le difficoltà cominciano ad essere vissute come occasioni, come nuove possibilità di crescita ed evoluzione, un dono meraviglioso che la vita ci offre per accrescere la nostra spiritualità e avvicinarci alla nostra dimensione più pura e immateriale: l’Anima.

Anche l’Anima è un processo. Il termine “processo” sottolinea che l’Anima è un movimento in continua evoluzione che tuttavia conserva linearità e coerenza. E’ una forma di intelligenza attraverso cui leggere sé stessi ed il mondo, è una potente energia sconosciuta.

Non dobbiamo immaginare che in questo percorso di trasformazione, il corpo venga dimenticato a favore di una dimensione astratta, né tanto meno che sia uno strumento secondario. Il corpo, anzi, diventa la via regia attraverso cui entrare in contatto con la nostra parte spirituale. E’ il corpo che ci offre l’occasione di fare esperienza diretta della nostra trasformazione, ed è attraverso il corpo che possiamo entrare in contatto davvero con noi stessi, attraverso la meditazione, il respiro, attraverso le tecniche energetiche, come ad esempio la riflessologia o attraverso le tecniche creative; ovvero tutte esperienze in cui Corpo e Mente sono vissute in un’ottica di integrazione totale, liberi da sovrastrutture e da blocchi, non più scissi come livelli di conoscenza separati e alternativi, ma come due forme di energia che si completano e si fondono in una dimensione Olistica.

E’ attraverso questa integrazione, Corpo-Mente, che si raggiunge uno stato di spontaneità e di creatività primordiale che apre le porte alla nostra essenza spirituale. Il corpo è il mezzo di contatto fra l’Anima e la sua conoscenza, tra una dimensione immateriale ed una materiale. Corpo come la parte sensoriale dell’esperienza necessaria per il percorso di crescita e di trasformazione.

Tale percorso non è unico, non esiste una ricetta o un manuale. E’ un percorso individuale e personalissimo che ognuno di noi può intraprendere dentro se stesso.

Per poterlo avviare e percorrere esistono delle tecniche che ci possono aiutare a muoverci con più facilità in questa strada. Una strada verso una conoscenza profonda di sé come percorso di trascendenza verso qualcosa che vada oltre sé, oltre l’ortodossia di una psicoterapia classica aprendo le porte ad una psicoterapia dell’Anima, che ha come obiettivo il portare l’individuo in una dimensione più alta della propria soggettività ed allo stesso tempo mettendolo al centro del proprio universo.